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Seguendo il filo narrativo della nascita e dell'affermarsi degli psicofarmaci - dal Miltown negli anni Cinquanta al Valium negli anni Settanta al Prozac negli anni Novanta - David Herzberg ricostruisce in questo libro un quadro ricco e avvincente di un momento importante della storia culturale americana (e poi, con leggera dilazione nel tempo, europea), incentrato sulla ricerca della felicità nelle fasce sociali medio-alte. Il dipanarsi di questa storia vede balzare in primo piano di volta in volta il processo di commercializzazione della medicina nel clima consumistico dell'immediato dopoguerra; il ruolo di industrie farmaceutiche e pubblicitari nella trasformazione dei medicinali in semplici beni di consumo; lo sviluppo della cura fai-da-te; la difficile distinzione tra psicofarmaci (per le persone "dabbene") e droghe (per le classi disagiate) da parte dei crociati della guerra antidroga; le drammatiche campagne delle femministe contro i pericoli di dipendenza dal Valium; le mirabolanti promesse lanciate dalle nuove neuroscienze non solo di debellare la depressione ma anche di permettere a ciascuno la costruzione di una personalità a piacere. Prefazione di Paolo Migone.